Una storia come tante…che fa fatica a trovare una soluzione

Vi racconto una storia…una storia come tante…una storia triste che fa fatica a trovare una soluzione!

C’era una volta un bambino che andava molto molto bene a scuola, portava sempre tutti i compiti svolti, era molto bravo e sapeva sempre tutta la lezione del giorno. In classe partecipava, alzava la mano, voleva dimostrare che le cose le sapeva. Era attento, preciso e volenteroso.
Però un giorno la mamma decide di rivolgersi ad una logopedista, una esperta in dsa.
E vengono cosi fuori dolori e sofferenze che erano state sottaciute, per svariati motivi, in maniera più o meno evidente. Talvolta perché anche gli stessi genitori si convincono che questo bambino così “strano” abbia effettivamente qualche problema di lentezza.
Viene fuori la verità, i fatti, quelli che accompagnano la vita del bambino ogni giorno.
Il bambino ha necessità costante dell’adulto accanto per poter lavorare. Discussioni continue per mettersi seduti a fare i compiti, qualcosa sempre di più urgente da fare, E se non è mamma o papà che hanno da lavorare allora facciamo in modo che ci sia un tutor che lo segua.
Un tutor, uno che nulla sa di dislessia e che, con un corso di qualche settimana si assume la responsabilità di “instradare” bambini dsa che hanno esigenze molto molto specifiche e complesse. Bambini che hanno necessità di competenze appropriate e non di chi si improvvisa esperto del mestiere senza aver studiato per farlo. 
Un tutor dicevo, che per praticità, svolge i compiti col bambino dicendogli cosa e come fare. Un tutor che gli spiega la lezione leggendola e riassumendola, lavoro che dovrebbe essere in grado di fare da solo. Un tutor che gli prepara gli schemi e gli dice come “ragionare” per arrivare al risultato. Una cosa eccellente, direi, per creare dipendenza assoluta del bambino dalla figura del tutor, senza il quale nemmeno pensa, figuriamoci studiare, riassumere, sintetizzare o altro.
Tanto è vera la cosa, che senza di lui il bambino non è in grado di fare nulla da solo, ovviamente. Non litiga con mamma, non discute perché non vuole fare i compiti, non viene messo in punizione. 
Un bambino che fa i compiti col tutor arriva a scuola fresco, riposato, rilassato, non affaticato da ore e ore di lavoro a casa senza concludere nulla, arriva cosi riposato e con la lezione pronta che qualcuno gli ha preparato che partecipa, alza la mano e interviene. Non è stanco, non è demotivato, non è affaticato da ore di studio inconcludenti, non è affranto per la sua mancanza di capacità di portare a termine il lavoro…..no, non è nulla di tutto questo.
Ma poi un giorno il tutor non sta bene, si assenta, allora la mamma pensa di rivolgersi ad una logopedista specializzata in dsa. Chissà cosa dirà di nuovo questa logopedista. 

E inizia così il cammino del bambino verso la consapevolezza del suo essere dsa.

Dobbiamo iniziare a capire come funziona la nostra testa, come dobbiamo fare certe cose, come dobbiamo lavorare e soprattutto di quali strumenti abbiamo assolutamente bisogno.
E il bambino ci sta, si mette in gioco, decide di lavorare con gli strumenti e promette alla logopedista di fare tutto da solo, ci prova ed anche se farà meno e non del tutto bene lui ci prova. Poco e fatto da solo è molto più importante che tutto fatto da qualcun altro. Ce lo siamo detti chiaramente, quindi va bene così.

Il bambino accetta la sfida, la mamma è in gamba e si mette da parte, non lo aiuta, lo lascia fare da solo, accetta di non intervenire anche quando il cuore ti direbbe di farle tu le cose al posto suo per non farlo patire, lo lascia intraprendere il suo cammino, la sua strada, quella che lo renderà un UOMO, autonomo e sicuro di se.

Ma poi arrivano i risultati, e quei risultati non sono eccellenti come quelli di “prima”. Il bambino non è abituato a fare da solo, non sa organizzare lo studio, non sa da dove si comincia, ma lui ci sta, lavora e studia DA SOLO, ogni tanto ci prova a marciare sulla sua dislessia (orgoglio dislessico, lo hanno definito le docenti) ma dopo anni di insicurezze e fragilità ci sta pure che si senta un leone e che ci provi.

Ma le docenti no, non ci stanno. Loro vogliono il bambino perfetto di prima, quello che faceva tutto da solo, quello che portava tutti i compiti perfettamente svolti, quello che interveniva e alzava la mano perché era fresco come una rosa. Loro rivogliono quel bambino che faceva tutto, solo ed esclusivamente, con l’aiuto dell’adulto. 
Loro un bambino pasticcione, che non fa tutti i compiti, che sbaglia a salvare i file, che sta imparando ad usare il computer ADESSO, che studia da solo e fa mappe e schemi contortissimi, che si dimentica di portare la pen drive, che arriva a scuola stanco ma felice di aver fatto da solo anche se poco, fiero di essere dislessico e che ci marcia dicendo che il file lo aveva salvato ma stranamente è sparito…….loro un bambino AUTONOMO e sereno non lo vogliono, né vogliono aiutarlo nel suo percorso. NO.
Mi sono trovata già alcune volte in questa situazione allucinante. Come logopedista ho veramente patito, avrei sbattuto la testa al muro affinché capissero, ma nulla.
Ci sono docenti che chiedono “Signora, ma con la logopedista di prima andava tutto bene, faceva tutto e veniva sempre con tutti i compiti. Perché avete cambiato??” e la mamma “perché i voti che prima avete messo erano per me e non per mia figlia, i compiti li facevo tutti io, oggi li fa tutti lei, DA SOLA. Ed io per mia figlia voglio questo”.
Ci sono docenti che affermano “prima faceva tutto, prima si impegnava, prima era attento, prima era ordinato, prima si concentrava, prima interveniva, prima non contestava mai, prima faceva tutto quello che gli chiedevi, ora non vuole fare più nulla.”
Quanto ci costasse quel “prima” a loro proprio non importa, non importa nulla!
Mai, mai una volta che si siano chieste “ma perché questo bambino fa così? Ma come è possibile un cambiamento tale in pochissime settimane, come è possibile che prima facesse tutto e adesso non fa più nulla??”. Mai nessuna che si sia fatta qualche domanda e che si sia data risposte sensate. Mai nessuna che abbia chiesto il confronto con la specialista per capire.
NO. Per loro E’ esclusivamente un problema comportamentale, E BASTA.

Possibile che non si arrivi a comprendere qualcosa che appare come un libro aperto???
Possibile che pur essendo educatori non si comprenda che l’autonomia del bambino è la cosa fondamentale da raggiungere soprattutto a scuola???
Possibile che persone formate pedagogicamente non arrivino a comprendere questo?????
Possibile che si vogliano compiti fatti bene, bambini senza problemi anche se sono “guidati” costantemente dall’adulto???

Io gradirei le risposte dei docenti…..magari possono aiutarmi a capire. Perché io davvero non ci arrivo. Non ci arrivo proprio. E la mia dislessia, in questo caso, non c’entra assolutamente nulla.
NULLA.